mercoledì 16 luglio 2008

«L’esondazione andava evitata: Lario mal gestito»

La Provincia, martedì 15 luglio 2008
«L’esondazione andava evitata: Lario mal gestito»
La polemica: il Consorzio dell’Adda nel mirino di Fi, An e Pd
Chiedono la nomina di un rappresentante comunale

«L’esondazione poteva essere evitata». In consiglio comunale lo affermano in molti, al di là degli schieramenti politici d’appartenenza. Lo dice Gianluca Lombardi, capogruppo di Forza Italia, così come lo grida Luca Gaffuri, capogruppo del Pd. Insomma, tutti d’accordo: il livello idrico del lago è stato gestito male. A maggior ragione, oggi più che mai, si torna chiedere che il Comune di Como abbia un suo rappresentante all’interno del Consorzio dell’Adda, cioè nell’ente che si occupa di regolare afflussi e deflussi dell’acqua del lago grazie al sistema di dighe, come quella di Olginate. Nel consorzio, infatti, non c’è nessun esponente rappresentativo di Palazzo Cernezzi.

«Al lago di Como manca una guida morale»
«Nel Consorzio dell'Adda, anche i Comuni rivieraschi»

(M. Cast.) «Como deve avere un ruolo di guida morale sul lago, per non subìre più tutte le conseguenze negative di una regolazione che non tiene conto né della città, né dei paesi rivieraschi»: è l'osservazione del professor Ennio Fietta, nato e cresciuto a Sant'Agostino, studioso delle esondazioni e dei problemi collegati.
Como si difende con opere da 14 milioni di euro, aumentando il margine antiesondazioni di 40 centimetri.
Non può dire che difende se stessa senza preoccuparsi delle conseguenze sul Pian di Spagna e sui paesi rivieraschi. Sono contrario alle paratìe: Como respinge le acque che invaderanno località più a Nord
Gli studi dicono che non sarà così. Ma ammesso che lo sia, qual è l'alternativa per scongiurare esondazioni?
Ho studiato a lungo il problema nell'ambito di ricerche archeologiche: fino al '400, salvo qualche eccezione nel periodo romano, Como non conosceva le esondazioni. Temeva, piuttosto, il Cosia. Poi, hanno costruito il ponte Visconti sull'Adda, s'è creata una strozzatura e il deflusso è più lento perché trova un ostacolo strutturale. L'ipotesi di uno scolmatore a lato non era stata concretizzata, ma perfino gli Austriaci avevano dragato il letto dell'Adda per consentire più scorrevolezza alle acque.
Il problema del ponte Visconti è stato esaminato un milione di volte. Ma non si può abbattere un manufatto del 1400.
Infatti: a me avevano detto che senza argini a Lecco, l'Adda avrebbe potuto allagare Lodi. Però, ci sono le dighe del Consorzio dell'Adda a valle, a Olginate e qui sta il punto: com'è regolato il lago e a beneficio di chi. Solo degli utenti della pianura.
I quali, tra colture estive ed energia idroelettrica, producono per dieci milioni di euro al giorno: è possibile farne a meno, soprattutto in tempi di crisi?
Ma Como ha solo danni che nessuno ripaga.
Si tratta di calamità naturale.
No, non è così. La regolazione deve tener conto di tanti elementi, non solo delle previsioni metereologiche. In questo momento solo allo Stelvio, sono caduti 30 centimetri di neve. Si scioglierà e finirà nel lago di Como: anche di questo bisogna tener conto, per valutare i quantitativi che confluiranno nel bacino».
I dati delle precipitazioni negli ultimi giorni sono da diluvio.
Ma quando sono state aperte le dighe di Olginate? Il Consorzio dell'Adda deve aprire le dighe prima che si metta a piovere e su questo punto Como si deve far valere per questione di dignità. La voce di Como e del lago non c'è, nel Consorzio.
Veramente, è rappresentata l'amministrazione provinciale.
Con il Consorzio dell'Adda, anche i Comuni del lago devono avere voce in capitolo. Una voce più forte e che rappresenti le esigenze di tutti: con l'ingegner Felice Rusconi che per anni ha seguito i problemi di invaso e di svaso del lago, mi ero recato ad una riunione con i sindaci dell'Alto Lago che volevano trattare direttamente con il Consorzio, riuniti in Comitato.
Poi Como aveva ricevuto i finanziamenti per il nuovo lungolago e per le paratie.
Ma funzioneranno? Una gestione corretta del lago: è l'unico modo perché tutti ne abbiano beneficio».

1 commento:

Territorio precario ha detto...

La provincia, mercoledì 16 luglio 2008

L'intervista
Stefano Rovagnati
Consorzio dell'Adda

«Allargare le dighe a Olginate, non esiste altra soluzione»
«L'aumento della portata andava fatto 8 lustri fa»

«Una città sotto scacco del lago: succedesse da altre parti, sarebbero sit-in continui in Regione e al Ministero e arriverebbero fondi per gli interventi di difesa. Invece, la storia è sempre quella. Mille attenzioni per i problemi del Sud. A noi del Nord, niente».
È la riflessione di Stefano Rovagnati, rappresentante della Provincia di Como nel Consorzio dell'Adda. «Ma - prosegue - né l'Amministrazione provinciale, né il Comune di Como sono soci del Consorzio dell'Adda, formato dagli utenti della Bassa, del Lodigiano o della Bergamasca, utenti agricoli, per lo più. Loro hanno voce in capitolo e noi no».
Un comasco è, però, consigliere d'amministrazione del Consorzio dell'Adda, ed è proprio Rovagnati. Che non ha dubbi: «Il mio consiglio: allargare le dighe di Olginate, per aumentare capacità e deflusso. Il problema è infatti quello di aumentare la portata di scarico, problema risolto sul lago di Garda e dunque non impossibile da affrontare. Un intervento che doveva essere praticato 40 anni fa. La spesa sarebbe stata inferiore a quella delle paratìe a Como».
Dottor Rovagnati, facciamo il punto sull'attuale situazione del lago di Como: un lago riempito fin dal mese di aprile. È partito più alto di 11 centimetri, pari a 16 milioni di metri cubi d'acqua in eccesso. Poi, i temporali, ed è successa l'esondazione...
Il Consorzio l'ha tenuto pieno in primavera in previsione di un'estate secca: in questo modo, avrebbe potuto avere acqua da erogare ai coltivatori della Bassa. Invece, è venuta acqua a catinelle, contrariamente alle previsioni fondate sugli ultimi cinque anni di penuria idrica.
Il Consorzio rimane commissariato...
Ma questo non vuol dire niente: l'ingegner Luigi Bertoli, direttore generale e presidente, sta facendo il suo lavoro. La nomina del presidente, da parte del ministro dell'Ambiente, non risolve il problema che è quello di allargare la diga o creare uno scolmatore parallelo.
Adesso, il problema sarà anche quello di risarcire i danni.
Non so neppure se qualcuno ha mai pensato di chiedere i danni al Consorzio. L'anomalìa sta nella composizione di questo Ente. Partecipano anche amministrazioni che non versano un euro, fanno solo atto di presenza. I coltivatori che utilizzano l'acqua versano le rispettive quote e provvedono al pareggio di bilancio. Hanno voce in capitolo.
Che cosa cambierebbe se le amministrazioni fossero azioniste a tutti gli effetti?
Aggiungerebbero un ramo d'azienda, una nuova attività per il Consorzio. Mi spiego: ci sono aree, nelle province di Como e di Lecco, che soffrono per scarsità d'acqua, sia per usi civili che industriali. Potrebbero derivare acqua dal lago e dagli affluenti del lago, realizzando apposite reti ed impianti. Il lago è un grande acquedotto.
Infatti, la Società dell'Acquedotto industriale di Como è socia del Consorzio...
Aspettiamo che arrivino società tedesche o francesi a far businnes, dal momento che l'acqua è un businnes? Dobbiamo farci avanti, sollecitare il Consorzio per questa nuova attività: in tal modo, diventerebbe un ente di servizio e di gestione idrica anche per i nostri territori. L'acqua non si butterebbe più via.
Maria Castelli