sabato 26 giugno 2010

La Ticosa come il muro

La Provincia 26 giugno 2010

La nuova Ticosa come il muro, non farà vedere Sant'Abbondio

La denuncia: «Modificato il progetto originario, ora c'è un palazzo alto ben 50 metri»
Tra gli aspetti positivi, citata la nuova viabilità, i parcheggi e il recupero del Santarella

«Si è parlato a lungo del famoso "cannocchiale visivo" verso Sant'Abbondio, ma nel nuovo progetto non c'è più. Di fatto avremo un muro di 30 metri sulla sinistra di via Grandi, scendendo. Un muro che sopravanza tutto il resto della città quantomeno di dieci metri. A Como, alzando la testa, si dovrebbe vedere quello che c'è intorno, è questo il bello della nostra città. Invece, con questo intervento, andiamo a privarci di una zona importante e della Spina Verde». È l'allarme lanciato in consiglio comunale dal presidente della commissione Urbanistica, Mario Lucini (nella foto tonda), che ha criticato il piano integrato di intervento predisposto per 'area ex Ticosa da Multi, la società che si è aggiudicata la gara per 'acquisizione del comparto.
«Non vedremo più Sant'Abbondio e, da via Milano e via Grandi, nemmeno la Spina Verde - ha aggiunto il capogruppo del Pd, Luca Gaffuri - perché la piazza, le abitazioni e i negozi saranno soprelevati, di fatto c'è un'alzata come al Dadone». Lo stesso Gaffuri ha chiesto lumi, giovedì sera, al consulente urbanistico di Multi, Marco Cerri, durante la presentazione del progetto in Sala Stemmi. Cerri ha spiegato che sarà impossibile vedere la basilica, aggiungendo però che «accadrebbe anche se si costruisse un palazzo di soli tre piani». A tenere banco, in realtà, è proprio la polemica sull'altezza degli edifici previsti nell'area dell'ex tintostamperia: «Solo dal parco sopraelevato vedremo la Spina Verde - ha detto in aula Lucini - Il muro in via Grandi separerà dal resto della città il nuovo quartiere, che non rappresenterà un elemento di collegamento col cimitero e con Sant'Abbondio, ma una cesura. Se guardiamo ad ovest, vediamo che c'è un danno rilevante per la città. E non perché il progetto sia brutto, semplicemente non è adatto al contesto. A Reggio Emilia o a Pavia magari andrebbe benissimo, a Como invece ci toglie una fetta di città».
«Il progetto con cui Multi vinse la gara - ha ricordato il presidente della commissione Urbanistica - prevedeva altezze di 18 metri e un unico fabbricato che arrivava a 32 metri. E proprio questa caratteristica era stata tra gli elementi presi in considerazione dalla commissione di gara per formulare il giudizio. La commissione sottolineava, infatti, che il progetto non avrebbe alterato in modo significativo il rapporto del nuovo quartiere con la città. Ma quel progetto è stato modificato e adesso abbiamo come minimo altezze di 29 metri e mezzo dappertutto, poi due elementi da 34 metri e un altro di 50 metri. Con questi cambiamenti, il progetto risulta del tutto fuori scala rispetto al contesto in cui va a inserirsi». Anche il presidente della commissione paesaggistica di Palazzo Cernezzi, Fulvio Capsoni, aveva parlato di «completo oscuramento di Sant'Abbondio» e in un documento aveva messo sotto accusa la torre di cinquanta metri prevista nel quartiere: «L'edificio - sottolineava - si pone proprio in allineamento con i campanili, guardando dall'asse di viale Roosevelt».
Nel suo intervento in consiglio comunale, Lucini ha denunciato anche una serie di «irregolarità» (riduzione della fascia di rispetto per i reticoli minori, assenza dell'indagine sismica di secondo livello per gli edifici pubblici, la sentenza del Tar lombardo che potrebbe invalidare le procedure seguite per la Vas) tali da rendere «non approvabile» in questa fase e in questi termini il piano integrato di intervento. Tra gli aspetti positivi, invece, ha citato «la nuova viabilità, i parcheggi pubblici, il recupero del Santarella». Mentre il consulente urbanistico di Multi, rispondendo alle domande dei consiglieri, ha spiegato che via Grandi, pur divenendo pedonale, conserverà il calibro odierno, cioè la larghezza di una strada a quattro corsie.

Michele Sada