venerdì 13 marzo 2009

Allarme per il lungolago

La provincia, domenica 8 marzo 2009

Crepe anti-esondazione
Allarme per il lungolago
Preoccupano le ripercussioni del cantiere sulla strada e la passeggiata
La commerciante: «La porta chiude male, forse i muri si sono spostati»

Il livello della pavimentazione del lungo lago si è abbassato; sull’asfalto della strada sono comparse crepe lunghe decine di metri; sul marciapiede il porfido si è rotto in più punti e in alcuni edifici sono comparse crepe che fino a un anno e mezzo fa non c’erano. Tutto questo in corrispondenza
del cantiere delle paratie.

La paura è che il terreno stia cedendo. Tra i passanti, i residenti e i commercianti del lungo lago l’opinione più diffusa è che la causa sia lo svuotamento del lago nell’area che sarà occupata da una nuova e larga passeggiata.

Per compiere il progetto di riqualificazione del lungolago, infatti, la ditta specializzata (la Sacaim di Mestre) ha rubato spazio al lago. La massa d’acqua è dunque arretrata di alcuni metri. Secondo molti era la massa d’acqua a garantire la tenuta della riva.

Una tesi plausibile o priva di qualsiasi fondamento scientifico?

La risposta interessa relativamente.

L’importante, per residenti e operatori frontisti, è che non succeda nulla di catastrofico ai propri edifici. Intanto si limitano a osservare i cambiamenti
che si sono verificati da quando il cantiere delle paratie ha preso il via.
C’è chi ha chiamato i vigili del fuoco per fare verificare la natura di alcune crepe comparse ultimamente nei muri. Crepe sospette poiché trattandosi di edifici vvecchi difficilmente possono essere catalogate come «di assestamento ». In tanti referiscono
non metterci la faccia né il nome, limitandosi a raccontare nell’anonimato quello che hanno osservato. Qualcun altro, invece, non ha problemi a dire apertamente la sua. Per esempio Simona Papava, titolare del ristorante Stilo che sorge proprio davanti alla palizzata che delimita il cantiere delle paratie, ha ammesso
di non essere del tutto tranquilla: «Sono comparse delle crepe che prima non c’erano.
Ogni anno io e mio marito imbianchiamo il locale e fino all’anno scorso non avevamo
mai visto crepe. Poi l’elettricista ci ha fatto notare che la porta d’ingresso non si
chiude più bene, come se i muri si fossero spostati. Non possiamo dire che tutto
questo dipenda dal cantiere, ma di sicuro la pavimentazione del marciapiede del lungolago si è inclinata negli ultimi tempi».

Quanto racconta la signora Papava sembra trovare conferma in alcuni segni ben visibili a occhio nudo. Non servono sofisticati strumenti di misurazione (come per esempio i sensori posizionati su alcuni edifici per rilevare e registrare eventuali spostamenti o vibrazioni degli immobili per colpa dei lavori). Ci sono segni che apparentemente parlano da sé. Intorno alla base degli alberi della passeggiata ci sono dei cornicioni di pietra-cemento in cui è ben visibile il livello precedente del suolo. La pavimentazione in porfido risulterebbe abbassata di circa 7 centimetri ed è vistosamente inclinata. Una palla rotolerebbe nel lago.

C’è poi l’aspetto delle fognature. Un commerciante esprime perplessità: «Negli ultimi
tempi succede sempre più spesso che dai tombini straripino le fogne. Non ricordo
che fino all’anno scorso succedesse con tale frequenza».


Dario Alemanno


[l’intervista]

FULVIOCARADONNA assessore alle Grandi opere

Siamo assicurati, ma il cantiere non c’entra nulla (d.al.)

Assessore, quando finiranno
i lavori del primo lotto
delle paratie?
Di sicuro dopo l’estate. Il cantiere ha subito un ritardo di 120 giorni dovuto alle piogge. In parte il ritardo è stato recuperato perché gli operai hanno lavorato
anche sabato e domenica.

Veniamo al sodo. Crepe negli edifici, nella strada
e nel marciapiede, che tra l’altro risulta essersi
inclinato. Che legame c’è con il cantiere?
Allo stato attuale non risulta nessuna connessione tra questi aspetti e i lavori. Le crepe nell’asfalto e sul marciapiede c’erano anche prima dell’apertura del cantiere. Le problematiche sono riconducibili alla presenza di un cunicolo in pietra a fondo cieco che è stato scoperto e sistemato un mese fa. Ad ogni modo stiamo aspettando la bella stagione per asfaltare. Sarà l’occasione anche per monitorare la situazione e fare le opportune verifiche.

Esclude pericoli per gli edifici?
Lo escludo assolutamente.

Ma le crepe come si spiegano?
Prima di avviare i lavori Sacaim ha proceduto a stilare relazioni dettagliate sullo stato di salute degli edifici dei frontisti. Con tanto di fotografie. Se qualcuno dimostrerà che il proprio immobile ha subito danni a causa del cantiere la cosa riguarderà la Sacaim, assicurata anche per queste eventualità.


[ LA SCHEDA ]

Il primo lotto del cantiere

Il primo lotto dei lavori sul lungolago riguarda il tratto dai giardini a lago a piazza Cavour. La riva lunga 176 metri avanzerà in media di 11,5 metri aumentando del 35% e passando dagli attuali 8,5 metri a 20 metri. Sarà impermeabilizzata
per altri 15 in profondità. Saranno montate 5 paratoie mobili a scomparsa sotto la pavimentazione e costruiti due nuovi pontili della navigazione. I lavori del primo lotto sarebbero dovuti durare 14 mesi. I tempi si sono allungati di ben 4 mesi a causa del maltempo.

Crepe sul lungolago. Colpa delle paratie?

La provincia, sabato, 7 marzo 2009

Crepe sul lungolago. Colpa delle paratie?

Dopo l’apertura del cantiere aumentati i danni nella zona. Una commerciante: «La porta si chiude male, forse i muri si sono spostati»

Il livello della pavimentazione del lungolago si è abbassato; sull’asfalto della strada sono comparse crepe lunghe decine di metri; sul marciapiede il porfido si è rotto in più punti e in alcuni edifici sono comparse crepe che fino a un anno e mezzo fa non c’erano. Tutto questo in corrispondenza del cantiere delle paratie.

La paura è che il terreno stia cedendo. Tra i passanti, i residenti e i commercianti del lungo lago l’opinione più diffusa è che la causa sia lo svuotamento del lago nell’area che sarà occupata da una nuova e larga passeggiata. Per compiere il progetto di riqualificazione del lungolago, infatti, la ditta specializzata (la Sacaim di Mestre) ha rubato spazio al lago. La massa d’acqua è dunque arretrata di alcuni metri. Secondo molti era la massa d’acqua a garantire la tenuta della riva. Per esempio Simona Papava, titolare del ristorante Stilo che sorge proprio davanti alla palizzata che delimita il cantiere delle paratie, ha ammesso di non essere del tutto tranquilla: «Sono comparse delle crepe che prima non c’erano. Ogni anno io e mio marito imbianchiamo il locale e fino all’anno scorso non avevamo mai visto crepe. Poi l’elettricista ci ha fatto notare che la porta d’ingresso non si chiude più bene, come se i muri si fossero spostati. Non possiamo dire che tutto questo dipenda dal cantiere, ma di sicuro la pavimentazione del marciapiede del lungolago si è inclinata negli ultimi tempi».

La Regione indaga su chi riempie il lago

La provincia, giovedì, 22 gennaio 2009

La Regione indaga su chi riempie il lago
Nel mirino i gestori degli invasi alpini che pruducono elettricità e usano il Lario come una cisterna

Lago riempito o svuotato secondo l’interesse dei gestori degli invasi alpini che producono energia idroelettrica : l’annosa polemica è rinfocolata in questi giorni, poiché la Regione Lombardia ha annunciato un’indagine sul calo dell’offerta di elettricità generata dall’acqua in cascata dalla Valtellina al Lario. Il sospetto regionale: una parte dell’energia idroelettrica viene venduta all’estero, sottraendo al nostro territorio non solo una risorsa pulita, ma anche gettito fiscale. Un sospetto che a Como e nei paesi rivieraschi non è nuovo. Da sempre, infatti, i livelli lacustri sono venati di “giallo” scettico, troppo alti o troppo bassi, come se qualcuno aggiungesse volume quando non c’è bisogno, poiché l’apporto del cielo è già fin troppo generoso e lo togliesse quando la penuria idrica è acuta. Da tre anni, il lago di Como è stato dichiarato “bacino idropotabile” prioritario, cioè è stato investito del ruolo di grande acquedotto lombardo, riserva per i tempi di magra, ma è sempre ai bordi del marciapiede, anche quando non c’è ragione, come in piena stagione invernale. Ad inizio secolo, in inverno, per esempio, si inchiodava sottozero e adesso è quasi mezzo metro sopra. La domanda: che siano i produttori sulle dighe alpine a rilasciare acqua quando devono vendere energia e a trattenerla per i loro scopi? È spuntata sulla scorta dell’indagine della Regione ed evoca quella “pioggia virtuale” della quale aveva parlato Gianni Del Pero, allora presidente del Consorzio dell’Adda, ente regolatore del lago di Como. Era il 2007, nessuno capiva perchè il lago fosse pieno, vista l’avarizia della meteo e il dottor Del Pero, in un convegno, aveva detto: «Una quota significativa delle oscillazioni del livello del lago non è dovuta ad eventi meteorologici, ma solo all’interesse economico di produrre energia idroelettrica in certi periodi». Anche sindaci del lago, del resto, da anni, dicono di verificare i rilasci da monte o, viceversa, quant’acqua è immagazzinata e già negli anni scorsi, la Regione aveva ordinato l’apertura degli invasi, ordinanza impugnata in tribunale e annullata. Di sicuro, Como è la cenerentola in tutto questo quadro: acqua alla gola senza un centesimo di euro di risarcimento, acqua al pelo senza neppure un grazie, a parte i contributi sulla Legge Valtellina per difendersi da sé con le paratie, in caso di piena.
E intanto, A2A, il maggior produttore idroelettrico con gli invasi di Cancano e San Giacomo, vende all’estero?
«L’energia va dov’è richiesta. E’ scambiata sulla Borsa Elettrica. Tutta l’Europa è interconnessa», afferma l’ingegner Fernando Biondiolotti, responsabile degli impianti della Società multiutility presente anche in Acsm Spa.