giovedì 8 ottobre 2009

Consiglio comunale inacessibile

La Provincia 6 ottobre 2009

La carica dei duecento si ferma sulla soglia

Urla e polemiche ieri sera, per l'assemblea in diretta tv. I cittadini lasciati fuori dalla porta

«A casa». Fischi. «Dimettetevi». Fischi. Così circa 200 persone ieri sera hanno protestato a Palazzo Cernezzi dall'esterno dell'aula consigliare mentre all'interno si svolgeva il consiglio comunale straordinario convocato per discutere sulle paratie e sul muro costruito sul lungolago. Una folla però lasciata fuori dalla porta, presidiata da vigili, polizia e carabinieri. I comaschi presenti chiedevano di poter assistere alla seduta e hanno protestato a più riprese fischiando il sindaco quando è intervenuto. La consigliera della lista ?Per Como? ha indossato un vestito con la storia di «Quel muro sul lago di Como». Ironia a parte, la serata a Palazzo Cernezzi è stata tesissima.
Il consigliere del Pd Mario Lucini ha spiegato nel dettaglio il progetto. Ha attaccato dicendo che «il primo lotto doveva durare 14 mesi, siamo già a 23» e ha dimostrato con le carte il muro che già c'era, quello aggiuntivo e che il lago non si vedrà nemmeno nella zona da Sant'Agostino a piazza Cavour e ha anche spiegato che il progetto iniziale prevedeva addirittura la scalinata ?galleggiante? senza fondamenta. Ha elencato i nomi dei consiglieri che, il 7 novembre 2003, votarono contro la mozione del centrosinistra per discutere in consiglio comunale il progetto delle paratie. E di coloro che ancora oggi sono in Comune si opposero alla discussione i leghisti Guido Martinelli, Giampiero Ajani e Maurizio Faverio e ancora per il Pdl (allora FI) Pasquale Buono, Gianluca Lombardi, Ezia Molinari, Roberto Rallo, Etta Sosio, Gianmaria Quagelli, Mario Pastore e Stefano Rudilosso e dell'ex An Claudio Corengia, Stefano Molinari, Francesco Pettignano e Roberto Tenace, oltre all'ex Udc Pierangelo Gervasoni; astenuti lo stesso Bruni e Cenetiempo. L'intervento in aula del sindaco Bruni ha provocato una serie di fischi e la ripresa delle urla ?a casa, a casa». Il primo cittadino ha sostanzialmente detto che c'è stato «un gap di comunicazione», ha parlato di «terrorismo» e ha ricordato tutte le «iniziative organizzate in passato per spiegare il progetto» da un incontro in biblioteca agli incontri «con tutte le associazioni di categorie, portando planimetrie e progetti andando a casa dei comaschi». Ha poi detto che «deve essere fatta giustizia dal punto di vista dell'informazione» invitando tutti, in primis gli amministratori a «un minimo di equilibrio». Ai fischi il presidente del consiglio Mario Pastore ha invitato a «chiudere le finestre». I cittadini continuavano a gridare «a casa».
Gi. Ro.

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