lunedì 15 febbraio 2010

Progettisti e Comune, muro contro muro


La Provincia 14 febbraio 2010

Lite su costi e responsabilità: causa sempre più vicina. Il Pd insiste: Viola e Ferro si facciano da parte

è sempre lì Il muro sul lungolago

«Amarezza» per una vicenda «sgradevolissima». E la conferma di volersi tutelare nelle sedi opportune. I tre progettisti delle paratie non hanno digerito la presa di posizione del Comune, che imputa loro «omissioni progettuali» tali da comportare un esborso aggiuntivo di 1 milione e 700mila euro (cifra garantita dalla Regione, che ha già stanziato 2,1 milioni). All'indomani della conferenza dei servizi in cui è esploso il caso, parla l'architetto Renato Conti, che aveva curato il progetto originario del sistema antiesondazione insieme agli ingegneri Carlo Terragni e Ugo Majone. Dalle sue parole traspare una forte irritazione per le accuse mosse da Palazzo Cernezzi: «Due giorni prima della conferenza dei servizi abbiamo avuto i documenti e, preso atto dei contenuti, durante il vertice abbiamo manifestato la nostra amarezza - dice - Ora prenderemo in esame tutto e approfondiremo, poi valuteremo come muoverci. Posso dire che è una cosa sgradevolissima e che non so proprio da dove venga la cifra iperbolica che è stata riportata (1,7 milioni di euro, ndr). Ricordo - aggiunge il professionista comasco - che parliamo di un progetto messo in gara per la prima volta nel 2003. Nel 2004 fu modificato perché volevano contenere i costi e così cancellammo alcuni elementi. Tra l'altro si disse che, per problemi economici, molti aspetti del progetto sarebbero stati sistemati in seguito. Noi, però, nel 2005 siamo stati estromessi». Conti chiosa: «E pensare che tre mesi fa il sindaco voleva darmi un incarico da supervisore proprio su quest'opera...». La vicenda, con ogni probabilità, si trascinerà a lungo: già nel parere depositato due giorni fa e letto durante la conferenza dei servizi da Majone è scritto che i progettisti si riservano di adire le vie legali.
Lo scontro è evidente e lo stesso sindaco, in diretta su Etv, ha spiegato le intenzioni del Comune: «Ci sarà qualcuno che dirà se ci sono queste omissioni nel progetto. È giusto che, come in politica, anche nella parte tecnica chi commette un errore lo ammetta, se ne assuma la responsabilità e risarcisca. E vale non solo per i progettisti ma anche per la società che aveva fatto la validazione del progetto messo in gara. A questa società avevamo dato un compenso nell'ordine di parecchie decine di migliaia di euro. Agiremo quindi, eventualmente, anche nei confronti di questa società, chiedendo un risarcimento, perché hanno validato un progetto che aveva qualche problema. Siamo nel campo delle ipotesi, ma andiamo avanti per la nostra strada». La società in questione è la Inarcheck di Milano, che sul proprio sito web riporta una sintesi del lavoro svolto per il Comune di Como: «La verifica del progetto esecutivo ha interessato gli elaborati grafici, i documenti tecnico-economici, i documenti contrattuali e il piano di sicurezza e coordinamento - si legge - Gli aspetti maggiormente critici, rispetto ai quali si sono concentrati gli sforzi nell'attività di controllo, sono stati la modellazione idraulica del sistema lago-falda-fogna, la realizzazione di opere provvisionali (palancole) per il drenaggio dell'acqua durante la costruzione dei diaframmi delle paratie e la parzializzazione del cantiere, in modo tale da garantire l'utilizzo del lungolago a fini turistici». Contattata telefonicamente, la società per ora ha preferito non prendere posizione.
Intanto, sulla scorta di quanto avvenuto nella conferenza dei servizi, il Pd attacca: «La confessione dell'ingegner Antonio Ferro (responsabile del procedimento, ndr) sui danni che l'opera delle paratie ha finora procurato ai cittadini, cioè circa due milioni di euro, ci rafforza nell'idea che sia lui sia l'ingegner Viola debbano subito farsi da parte - dice il consigliere Marcello Iantorno - perché sfiduciati dal consiglio e ora per palese incompatibilità, essendo evidente e certo il conflitto di interesse. Porteremo alla Procura della Corte dei Conti di Milano - aggiunge - le altre 2168 firme messe da cittadini in calce al nostro esposto di ottobre, nonché la copia del verbale con la dichiarazione di Ferro, perché si velocizzino gli accertamenti».
Michele Sada

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