mercoledì 17 febbraio 2010

Gestione pubblica dell'acqua a Como



DECALOGO

CONTRO LA PRIVATIZZAZIONE DELLA GESTIONE DELL’ACQUA

1 ) L’acqua è un bene comune e non una merce
I beni comuni appartengono a tutti gli esseri viventi mentre le merci appartengono solo a coloro che hanno capacità economiche per acquistarle

2) L’acqua è un diritto e non un bisogno
I diritti devono essere garantiti ai cittadini che per legge sono uguali; i bisogni sono soddisfatti dai clienti secondo le loro capacità economiche

3) la legge inserisce l’acqua tra i servizi pubblici a rilevanza economica
Il servizio, nell’ambito del mercato, diviene una merce che deve produrre un ricavo a totale copertura dei costi e della remunerazione del capitale/utile

4) La concorrenza fa bene al mercato come sostengono i privati?
L’acqua viene distribuita in regime di monopolio: oggi c’è una sola rete e quindi non esiste competitività privatizzazione.

5) Il privato agisce per il profitto e deve sempre aumentare i consumi
L’acqua è una risorsa limitata ed i consumi andrebbero, quindi, ridotti anche alla luce dei cambiamenti climatici.

6) Per produrre profitti si devono ridurre i costi
I diritti dei lavoratori e la sicurezza sono dei costi; le aziende private tendono sempre a ridurli diminuendo il personale ed i loro stipendi per aumentare margini di guadagno

7) La manutenzione delle reti necessita grandi investimenti
I privati non hanno interesse a ridurre le perdite di rete: anche queste vengono fatte pagare, comunque, al consumatore finale.

8) I privati hanno capacità economiche che gli Enti locali non hanno?
È previsto per legge che i costi degli ATO siano coperti completamente dalla tariffa, compresa la remunerazione del capitale investito che è pari al 7%. Le tariffe delle gestioni private in Italia hanno avuto aumenti dal 100 al 300%.

9) La scelta del gestore privato è irreversibile
Si è visto che con la gestione privata i costi aumentano e il servizio non migliora, ma tornare al servizio pubblico è molto difficile. Gli affidamenti hanno una lunga durata e i privati chiedono sempre di essere indennizzati dei mancati profitti con cifre di milioni di euro.

10) Amministratori pubblici o amministratori delegati?
Gli amministratori pubblici possono ruotare ogni 5 anni con le votazioni, le imprese private rimangono per i 30 anni e quindi prendono il controllo totale della gestione e pretendono di nominare l’amministratore delegato

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