lunedì 28 settembre 2009

Manifestazione di domenica 27 settembre 2009

Il lago oscurato

La piazza caccia le bandiere

Sul lago protesta bipartisan
Centinaia di comaschi ieri di fronte al muro per chiedere che sia abbattuto
Tra la folla politici di tutti gli schieramenti, ma è la gente comune a prevalere

Centinaia di comaschi si sono dati appuntamento poco distanti dal muro per la maxi manifestazione partita da facebook e che ha visto la partecipazione di numerosi cittadini comuni e anche volti noti (dal segretario della Cisl Fausto Tagliabue al presidente della Canottieri Enzo Molteni) e di esponenti politici (parecchi i consiglieri comunali di opposizione, ma c’erano anche Stefano Molinari del Pdl e Luigi Bottone ex Udc mentre di passaggio si è visto anche Pasquale Buono del Pdl e l’ex consigliere leghista Lucio Grammatica).
«Sono qui come comasco - dice Enzo Molteni - e mi spiace per il tentativo di dare connotazione politica (si riferiva alle bandiere sventolate da alcuni esponenti di Rifondazione, che le hanno poi ripiegate, ndr) ma tengo alla mia città e sono veramente confuso per quanto sta accadendo. Il lago è un bene primario ed mi auguro che adesso abbattano tutto il muro, perché non basta abbassarlo». Con un microfono il consigliere regionale e capogruppo del Pd Luca Gaffuri, con a fianco il egretario provinciale Luca Corvi e quello cittadino Stefano Legnani, parla di «opera inutile e dannosa» e di «cittadini indignati e increduli» e ricorda che «le immagini dello scempio stanno facendo il giro del mondo» e chiede le dimissioni del sindaco e dell’assessore alle Grandi opere Fulvio Caradonna. Dall’altra parte dello spiazzo c’è Stefano Molinari (ex An): «Quello che stanno realizzando è sicuramente qualcosa che non hanno presentato in questo modo. Bisogna ritornare al progetto del ’94 che prevedeva le paratie mobili e senza impatto. Non ci sono dubbi: il lago va visto dappertutto, dalla strada e dal marciapiede opposto. In più anche dalla diga foranea è un disastro». Molinari, con alle spalle un’esperienza di lungo corso in consiglio comunale, ammette di «non aver mai visto una mobilitazione simile in città e questo deve far riflettere chi mi sembra non voglia farlo». Al microfono parlano consiglieri comunali e anche l’ex senatore Luciano Forni: «Questo è frutto del metodo di confonde l’amministrare con il comandare. Fanno quello che vogliono e c’è pure mancanza di educazione viste le risposte date ai cittadini». I giovani del Pd con il responsabile Alessandro Briccola espongono striscioni e manifesti contro il muro indossando magliette con la scritta "Bruni va a cà". «Ho preso coscienza dello scempio - dice la deputata del Pd Chiara Braga - e questo è a tutti gli effetti un "ecomostro" (come lo aveva definito l’assessore alla Cultura Sergio Gaddi, ndr). Ho ricevuto telefonate da amici che risiedono in altre città e si dicono sconvolti. Adesso ciascuno si prenda le sue responsabilità e ovviamente chiedo che il sindaco si dimetta. Non c’è iustificazione e se Bruni avesse buon senso ascolterebbe la città perché non si è mai vista così tanta gente: sono contenta che in quest’occasione i comaschi abbiamo deciso di indignarsi in questo modo».
Nello spiazzo davanti al Tempio Voltiano che, per qualche ora, sembra il viale di Washington con le proteste che si vedono nei film, si radunano più di cinquecento persone a cui vanno però aggiunte quelle che si fermano sul lungolago, davanti alle finestre e a studiare i cartelloni che illustrano il progetto delle paratie dove, però, si vede solo un muretto e non un muraglione. Una mobilitazione fatta di famiglie, di volti noti (di sinistra, ma moltissimi di destra), di pensionati, di dipendenti comunali, del Sant’Anna, architetti e medici, studenti e imprenditori. Di tanta gente comune unita dal «no al muro» e dalla volontà di ottenere l’abbattimento della colata di cemento che oscura il lago. Una mobilitazione che, a Como, non si era mai vista.


Gisella Roncoroni

Nessun commento: