martedì 13 maggio 2008



VENERDÌ 9 MAGGIO 2008 ORE 18.25

22172 (POLITICA/ TERRITORIO PRECARIO/ COMO) Nell’assemblea di giovedì 8 maggio la rete Territorio precario si è posta l’interrogativo di come attivarsi per rispondere ai continui tentativi di stravolgere il territorio da parte dell’Amministrazione locale.

Circa trenta persone hanno partecipato giovedì 8 maggio alle 21 alla sala Noseda della Camera del lavoro all’assemblea proposta da Territorio precario. Dopo l’introduzione volta a spiegare che cosa è e di che cosa si occupa la rete che opera da diversi anni Lidia Martin, di Tp, ha sottolineato lo scopo dell’incontro: coinvolgere i cittadini sulla tematica delle paratie. Guido Ortolani, di Tp, ha ricordato che il progetto, che è stato pubblicizzato principalmente come un allargamento del Lungolago, in realtà è un vero e proprio stravolgimento urbano. La tendenza è quella di sviluppare la città a tutti i costi, una sorta di mania per le grandi opere. Anche Expo 2015 darà la possibilità agli amministratori locali di proseguire in questa distruzione-appropriazione irrimediabile del territorio e dei beni comuni.

Le proposte, gli studi e i progetti alternativi – hanno ricordato sia Lidia Martin che Mario Lucini (consigliere comunale del Pd) – con minore impatto sia visivo che economico erano molti: ad esempio una regolazione più saggia del livello degli invasi a monte e dell’apertura della barriera a valle del Lario. Lucini ha rammentato che il progetto delle paratie non è mai approdato in Consiglio comunale, ma è stato comunque approvato solo perché inserito nel “calderone” del bilancio. I margini di intervento da parte dei consiglieri comunali sono stati molto scarsi: la minoranza ha potuto presentare solo mozioni che sono state prontamente bocciate dalla maggioranza.

Il problema maggiore, sottolineato da alcuni dei presenti all’incontro, è che i lavori sono oramai partiti e che poco si può fare oggi per contrastare il progetto. Fabio Cani ha fatto notare che l’opposizione a questa “grande opera” è partita presto, nel 1996, poi però si è “inabissata”. Oggi – ha continuato – non è tardivo cercare di riportare l’attenzione sulla problematica, perché le paratie sono sintomo di una percezione stravolta della realtà: numerosi sono ormai gli interventi con i quali l’Amministrazione comunale tenta di mettere le mani sul territorio.

Enzo D’Antuono, presidente dell’Arci di Como, ha indicato il tema delle paratie come punto di partenza per riflettere, per mobilitarsi invitando a sviluppare una presenza costante dove le paratie sono in costruzione per parlare di queste e di tutti gli altri esempi di attacco al territorio. Danilo Lillia ha evidenziato quanto sarebbe importante superare, soprattutto in questo momento post-elettorale, la frammentarietà e fare rete.

Serve un’idea o un progetto di città differente, un’alternativa che sia più appetibile per i cittadini, ha dichiarato Manuela Serrentino. Non ci si dovrebbe dimenticare lo slogan che si usava qualche anno fa: «Un altro mondo è possibile» che al suo interno portava un sogno che era più convincente e costruttivo di tutte le frasi di denuncia usate oggi. [Francesco Vanotti, ecoinformazioni]

2 commenti:

Territorio precario ha detto...

Cronistoria del NO paratie!

La Provincia 4 marzo 2006
Pedemontana e paratie nel mirino dei «No Tav» Il leader della protesta in Val di Susa contro la linea Torino-Lione interviene a Como per contestare le grandi opere Con lui Rifondazione comunista e i Verdi. Patrignani: «Bomba a orologeria per il territorio. Dobbiamo farci sentire»
Cos'hanno in comune la Tav in Val di Susa con la Pedemontana, l'autostrada Como-Varese e le paratie a lago? In tutti e quattro i casi, si tratta di opere onerose e di grande impatto ambientale, che non porteranno i benefici sperati. È questa l'opinione espressa da Verdi e Rifondazione Comunista nel corso della serata tenutasi giovedì nel salone Noseda della Cgil. Serata incentrata su un interrogativo: «Sviluppo significa progresso e benessere?». Una risposta ha provato a darla il leader del movimento «No Tav» Antonio Ferentino, che ha ripercorso la storia delle proteste contro la linea Torino-Lione, sottolineando come iniziative di questo genere siano necessarie in tutta Italia. Anche a Como: contro Pedemontana e Como-Varese, di cui ha parlato il consigliere provinciale di Rifondazione Massimo Patrignani; e contro le paratie, duramente criticate dal consigliere comunale dei Verdi Emanuela Patelli. NO TAV Ospite d'onore della serata di giovedì è stato Antonio Ferentino, presidente della Comunità Montana Bassa Val di Susa e considerato il leader dei «No Tav». «Possibile - si è chiesto Ferentino - che l'unico modo di creare sviluppo sia affidare ai privati ingenti risorse pubbliche? La nostra non è una battaglia locale, ma riguarda tutta l'Italia. I soldi dei contribuenti possono e devono essere spesi meglio, investendo nella ricerca, nell'innovazione, nelle nuove tecnologie. Non esistono solo le grandi opere». Un aspetto, questo, che riguarda da vicino anche Como, dove le grandi opere in cantiere sono almeno tre: la Pedemontana, l'autostrada Como-Varese e le paratie a lago. LE STRADE Sulle grandi opere stradali si è incentrato l'intervento di Massimo Patrignani: «Per ora - ha detto il consigliere provinciale di Rifondazione Comunista - questi progetti sono solo degli spot elettorali: con l'approvazione del piano territoriale, però, diventeranno sempre più concreti. E con la realizzazione di Pedemontana e Como-Varese, i danni al territorio saranno enormi: sia la provincia che la città si troveranno chiuse in una morsa di autostrade». Per Patrignani, i comaschi dovrebbero scendere in strada a protestare. Proprio come gli abitanti della Val di Susa: «Vent'anni fa si lottava contro la Pedemontana - ha proseguito -, ora non più. E il risultato è che oggi siamo in estremo ritardo. Bisogna darsi da fare: queste grandi opere rappresentano per il territorio una bomba ad orologeria». PARATIE Dure, le parole di Patrignani. Come quelle utilizzate da Elisabetta Patelli a proposito delle paratie a lago: considerate «un totale disastro» sotto tutti i punti di vista. «Per arginare un lago destinato ad esondare sempre più raramente - ha detto il consigliere comunale dei Verdi -, si costruiscono un'opera onerosissima e di grande impatto ambientale. Entrando nel lago in profondità, le paratie potrebbero anche compromettere il delicato equilibrio su cui si regge la nostra città: da un giorno all'altro, chi abita in centro rischia di ritrovarsi con la cantina allagata». Per la Patelli, la costruzione delle paratie andrà a discapito anche di turismo e viabilità: «Si prevede che la realizzazione dell'opera richieda quattro anni - ha proseguito -, quattro anni durante i quali il lungolago rimarrà inevitabilmente sfigurato, con ingenti danni per l'industria del turismo. E che dire del traffico? A Como non ci si muove quando si pota un albero, figuriamoci cosa potrebbe succedere con il lungolago bloccato per un periodo così lungo…». Giacomo Fasola

Territorio precario ha detto...

La Provincia 5 marzo 2006
Grandi opere, si alza il muro contro i «no Tav» I contestatori sostenuti da Verdi e Rifondazione hanno preso di mira paratie, Pedemontana e autostrada Como-Varese Comune e Provincia non ci stanno: «Andiamo avanti. Loro sono contro tutto ciò che rappresenta uno sviluppo»
Stefano Bruni e Leonardo Carioni rispediscono i No-Tav da dove sono venuti. Alle accuse che le grandi opere che nei prossimi anni verranno realizzate sul nostro territorio causeranno un impatto ambientale devastante, il sindaco di Como e il presidente della Provincia rispondono che si tratta solo di falsità: «Andiamo avanti diritti per la nostra strada». La denuncia era arrivata da Antonio Ferentino, leader della protesta che nei mesi scorsi ha infiammato la Val di Susa scesa in piazza per dire no alla realizzazione del corridoio 5 Torino-Lione, che ha puntato l'indice contro le quattro grandi opere che nei prossimi anni - alcune con tempi certi, altre meno - verranno realizzate in città e provincia. Si parte dalle paratie, il sistema pensato per risolvere il problema delle esondazioni in città, passando per la terza corsia della A9, la Pedemontana e l'ipotesi dell'autostrada Como-Varese. Tutte bocciate con il plauso di Verdi («Le paratie potrebbero compromettere il delicato equilibrio su cui si regge la nostra città» ha detto Elisabetta Patelli) e di Rifondazione comunista («Queste opere sono bombe ad orologeria per il nostro territorio» ha detto Massimo Patrignani) che giovedì sera hanno organizzato un incontro per discutere su «Sviluppo significa progresso e benessere?». «La Pedemontana si farà - ha tagliato corto Carioni - e non si tratta in alcun modo di spreco di denaro pubblico. Fra un anno credo che si possa partire sia con questo cantiere che con quello per la realizzazione della terza corsia della A9. Queste opere sono fondamentali se non si vuole arrivare al collasso della viabilità sul territorio provinciale». Il cronoprogramma è tracciato, le proteste rimandate in Val di Susa. Stessa linea seguita dal sindaco Bruni: «I No-Tav, con quel "no" che sta davanti a ogni cosa, sono sempre contro tutto quello che possa rappresentare uno sviluppo per il nostro paese. Le paratie sono un'opera che andrà a vantaggio della collettività con una particolare attenzione per la tutela ambientale». E a chi mette in dubbio le buone intenzioni dell'amministrazione per lo sviluppo urbanistico di Como Bruni risponde con un «provare per credere». La riqualificazione dell'area Ticosa sarà il banco di prova sul quale il Comune depositerà le sue buone intenzioni: «Il nostro intento è quello di creare una struttura bella, fruibile da tutti i cittadini e che non rimanga chiusa in se stessa, aprendosi invece alla città. Un'opera che riesca a inserirsi senza traumi nel tessuto urbano». A mettere il dito nella piaga, oltre ai No-Tav, Verdi e Rifondazione, negli scorsi giorni era arrivato anche il commento del direttore del master universitario in «Polis maker» (letteralmente costruttore di città) del Politecnico di Milano - ma che si tiene a Como - Angelo Caruso, che riguardo allo sviluppo urbanistico della città ha detto: «La sola cosa che è restata intatta è il centro storico. Tutto il resto è stato devastato. Non serve avere un grande senso estetico per rendersene conto, basta guardarsi un po' attorno: le brutture sono sotto gli occhi di tutti». Claudio Bustaffa